EMOZIONI E OBESITA’

L’obesità è una problematica sempre più diffusa che rappresenta una condizione biologica complessa per lo stato di salute della popolazione e che ha un impatto negativo sui livelli di autonomia, benessere individuale e qualità della vita. Inoltre, è spesso associata a disordini psicologici, emotivi, psicosociali, comportamentali e della personalità.

Non è mio interesse soffermarmi sulla molteplicità di cause che possono dar vita a tale patologia, ma grazie ai notevoli studi che sono stati condotti, ad oggi sappiamo che l’obesità è collegata anche a problematiche emotive. Risulta pertanto fondamentale, considerare il ruolo delle emozioni nella relazione con il cibo, nello specifico trattando del fenomeno più conosciuto con il nome di FAME NERVOSA (EMOTIONAL EATING).

Che cos’è? Si tratta di un comportamento alimentare emotivo, che utilizza il cibo come strumento per gestire le emozioni. Le persone che ne soffrono sperimentano una sensazione di fame che, anziché derivare da un reale bisogno fisiologico, ha origine da una condizione psicologica ed emotiva particolare e caratterizzata prevalentemente da un senso di vuoto.

Appare quindi come una compulsione incontrollabile, dettata da quali emozioni?

Depressione, noia, affaticamento portano alcune persone a consumare una maggiore quantità di cibo, mentre paura, tensione e dolore portano a consumare una quantità minore ( Mehrabian A. (1980), Basic Dimensions for a General Psychological Theory, Cambridge, Oelschlager, Gunn & Hain).

La rabbia è una delle emozioni più frequentemente riportate nei casi di iperalimentazione, soprattutto quando è repressa e produce un senso di disagio che viene spesso confuso con la fame fisica.

I condizionamenti sociali che riceviamo in famiglia, a lavoro, nell’ambiente sociale, causano spesso difficoltà nel riconoscere i propri sentimenti di rabbia. Riempirsi di cibo può rappresentare un tentativo per placarla.

Inoltre, poiché molte persone obese sono in collera verso sé stesse per il loro peso eccessivo, usano l’assunzione eccessiva di cibo come strategia autopunitiva e auto-aggressiva.

Anche la noia è una delle principali cause dell’aumento di peso, tendenzialmente le persone cercando di riempire con il cibo ore, giorni, mesi di vuoto. Spesso sono alla ricerca di qualcosa d’interessante da fare e si sentono ansiose per il fatto di avere tempi vuoti, non strutturati(Gremigni P.,Letizia L. -2011-, Il problema obesità).

Come si manifesta la “fame nervosa”?

Può presentarsi in modalità differenti, spesso con lo spiluccare qualcosa (GRAZING) per cui cumulativamente si arrivano ad ingerire quantità di cibo significativamente superiori alla media e al fabbisogno individuale senza che la persona si renda conto delle quantità di cibo assunto.

Questo stile alimentare consiste nel fare degli spuntini in modo molto frequente durante tutta la giornata. Molte sono le definizioni che si trovano in letteratura per descrivere questo fenomeno.

Ad esempio, Drummond chiama “spuntino” qualsiasi cibo assunto al di fuori degli orari e dei pasti regolari (colazione, pranzo, cena) e consumato in luoghi differenti rispetto a quelli in cui abitualmente si consuma un pasto (Drummond S., Crombie N., Kirk T. -1996- A critique of the effects of snacking on body weight status, in “Eur J Clin Nutr”, 50, 779-83).

In altre occasioni la fame nervosa si traduce in vere e proprie abbuffate, per cui non si riesce più gestire e controllare sia ciò che si mangia che la quantità di cibo ingerito.

Le abbuffate possono essere costituite anche da una tipologia di cibi ad alto contenuto energetico, invece che da grandi quantità, ed è per questo che l’elemento che pare maggiormente caratterizzante il fenomeno è la perdita di controllo (Latner J., Clyne C. -2008-, The Diagnostic Validity of the Criteria for Binge Eating Desorder, in “Int J Eat Dis”, 41, 1-14).

La persona che presenta questo tipo di comportamento, prova questa sensazione nel preciso momento in cui sta mangiando, piuttosto che a posteriori, inoltre la perdita di controllo è un sentire soggettivo, spesso legato ad una forte preoccupazione per la propria immagine corporea oltre che a elevati livelli di stress (Gremigni P.,Letizia L. -2011-, Il problema obesità).

Come si combatte la “fame nervosa”?

Sono tanti gli strumenti di cui possiamo avvalerci per poterla fronteggiare, naturalmente è necessario un percorso strutturato in quanto i fattori implicati sono vari e complessi.

Avvalersi di un Team multidisciplinare (psicologo, nutrizionista ed esperto attività motoria), può portare ad un esito positivo poiché vi è un lavoro finalizzato ad aumentare il suo senso di autoefficacia e di autocontrollo.

Permettergli di decidere cosa fare della sua vita, mettendogli a disposizione le informazioni necessarie per prendere una decisione, fa sì che la sua aderenza ad un programma di perdita di peso sia più determinata ed efficace (Gremigni P., Letizia L. -2011-, Il problema obesità).

A tal proposito, risulta importante per gli operatori, soffermarsi a lungo sulla MOTIVAZIONE, sappiamo che nella terapia del sovrappeso e dell’alimentazione emotiva i risultati positivi sono strettamente legati ad un cambiamento stabile e duraturo dello stile di vita e all’accettazione del peso ragionevole che possiamo raggiungere e mantenere nel tempo.

Lavorare quindi sulla motivazione è un elemento che deve essere presente attraverso tutto il percorso.

Questo aspetto è molto importante perché ci permette di identificare meglio le ragioni relative alla decisione di intraprendere un percorso di cambiamento e mantenimento (Alleri P., Ruocco R.- 2008- “Il peso delle emozioni”).

L’approccio integrato (team multidisciplinare) sembra essere ad oggi lo strumento più efficace per ottenere risultati, il professionista che affronta l’obesità in maniera individuale senza una condivisione con altre figure, può essere causa, anziché soluzione, di un esito fallimentare.

 

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