PESO COME UNICO ELEMENTO PER UNA DIAGNOSI DI OBESITÀ?

 La società moderna ha sempre definito l’obesità patologica come problema solamente legato al peso ma, secondo quando descritto dalla letteratura scientifica, potrebbe essere non sufficiente per una diagnosi completa.

Prendo, quindi, come punto di partenza, la definizione data dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per spiegare meglio quello che sto per dire:

 “L’obesità è una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, condizione che determina gravi danni alla salute. È causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte, un’alimentazione scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica. L’obesità è quindi una condizione ampiamente prevenibile.”

L’IMC (Indice di Massa Corporea) o BMI (Body Mass Index), cioè il risultato tra il rapporto del peso espresso in Chilogrammi e il quadrato dell’altezza espressa in Metri, è uno dei principali elementi utilizzati per eseguire una diagnosi di obesità ma, se preso come unico valore, rischia di dare un’informazione incompleta a chi effettua la diagnosi.

Perché? Per rispondere devo ricollegarmi alla definizione di cui sopra, che non definisce mai la malattia dell’obesità come un eccesso di peso, bensì come un eccessivo accumulo di grasso corporeo.

C’è una correlazione tra l’eccesso di accumulo di grasso ed un valore di BMI superiore a 30 e, quindi, sufficiente ad una diagnosi di obesità? Si, la risposta è senza dubbio sì. Eppure, non è sufficiente per una diagnosi completa.

 Per oggettivare il più possibile la diagnosi è necessario prendere in considerazione anche altri parametri più caratterizzanti:

  • La valutazione della presenza e delle caratteristiche di malattie organiche e psichiche conseguenti alla malattia dell’obesità.
  • La presenza di grasso corporeo e la sua localizzazione.

 

Si rende quindi necessaria la presenza di un team che, collaborando, riesca a determinare la presenza o meno di queste caratteristiche specifiche necessarie a completare la diagnosi.

Visite mediche specialistiche ed esami strumentali sono necessari per verificare la presenza di eventuali malattie organiche, mentre visite psicologiche e specifiche sul comportamento alimentare sono, invece, discriminanti per malattie psicologiche o del comportamento alimentare.

La necessità di un’analisi antropometrica del soggetto è invece discriminante per quantificare il grasso corporeo e la sua disposizione nel corpo. Il valore di questo tipo più semplice da ottenere ed in generale, più utilizzato, è senza dubbio il BMI ma, come già detto, rischia di dare luogo a diagnosi incomplete; un altro valore, facilmente calcolabile ma di grande rilevanza scientifica è senza dubbio il WHR (Waist Hips Ratio), ovvero il rapporto tra circonferenza vita e circonferenza fianchi.

Gli studi sulla materia evidenziano un’alta correlazione tra questo valore e il tasso di mortalità legato a malattia dell’obesità.

Altri esami strumentali che possono essere utili per completare questo aspetto della diagnosi sono la

TAC e la Risonanza Magnetica, seppur molto invasivi sia da un punto di vista economico sia in termini di radiazione assorbita; BIA (Bioimpedanziometria) e DEXA (Dual Energy X-Ray Absorbimetry) possono collaborare alla diagnosi senza costi eccessivi e senza creare problemi alla salute, fornendo comunque dati indicativi ed utili per la diagnosi.

Perché è importante conoscere queste cose?

Per valutare il percorso verso la guarigione dalla malattia dell’obesità è sempre stato utilizzato – storicamente e socialmente – solo ed esclusivamente il peso; in alcuni casi è sufficiente, anche se a volte si rischia di incappare in fraintendimenti legati al concetto di “peso ideale” (ma non è il soggetto di questo articolo), in altri casi però, valutare il solo peso, può non essere sufficiente e piuttosto rischia di “depistare” il soggetto dal percorso corretto.

Come già indicato, un cambio in positivo del rapporto WHR è correlato ad una diminuzione del tasso di mortalità legato a malattia dell’obesità.

Ritengo, per la mia personale esperienza, che avere “rinforzi positivi” durante un percorso che si è deciso di intraprendere sia molto importante per la sua riuscita quindi, in questo caso, ricercare risultati solo nella variazione di peso può far calare la motivazione. Prendendo in esame tutto l’insieme di variabili si può avere un quadro più completo della situazione che può essere fonte di stimoli positivi, necessari a continuare al meglio il percorso.

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